Lavoro & Crescita

INTELLIGENZA ARTIFICIALE, LO STUDIO DI UNILAVORO IN FAVORE DELLE PMI

INTELLIGENZA ARTIFICIALE, LO STUDIO DI UNILAVORO IN FAVORE DELLE PMI

Che l’intelligenza artificiale sia uno strumento ben accordato per efficientare-potenziare molti processi aziendali questo ormai è un dato di fatto, appurato tra l’altro dalle numerose ricerche in materia.

Così com’è altrettanto acclarato che il suo impiego in via massiva potrebbe rivelarsi rischioso se non governato con norme chiare e salde. Ecco il motivo per cui la prima sfida da vincere passa inesorabilmente da un coinvolgimento monitorato e inclusivo per tutti, che non lasci indietro nessuno come le piccole e medie imprese, votate ad esserlo se non supportate adeguatamente in virtù di mezzi, capacità e risorse economiche decisamente ridotte rispetto alle grandi realtà industriali del nostro paese. Sulle strade da seguire onde scongiurare che ciò avvenga, molto esaustiva è “Indagine conoscitiva sull’intelligenza artificiale: opportunità e rischi per il sistema produttivo italiano”, lo studio approfondito presentato qualche settimana fa alla X Commissione della Camera dei Deputati la Confederazione di piccole e medie imprese Unilavoro PMI.

Tra le principali proposte avanzate nella prima parte dello studio c’è l’inclusione di misure specifiche per le PMI nella Transizione 5.0, con la necessità di modernizzare le imprese di fronte alle sfide del futuro, nonchè l’istituzione di un meccanismo premiale all’interno del Fondo Nuove Competenze che incentivi la formazione del personale su tematiche legate all’Intelligenza Artificiale.

Valido sarebbe il contributo anche in termini di sicurezza e qualità del lavoro. Tanto per fare un esempio, nell’ambito della produzione manifatturiera l’IA potrebbe essere utilizzata per monitorare e ottimizzare i processi di produttività, identificando i rischi potenziali per la sicurezza e suggerendo miglioramenti al fine di garantire un ambiente di lavoro più sicuro.

Allo stesso tempo, grazie ad un’attenta analisi dei dati, a beneficiarne sarebbe anche la qualità dei prodotti, dei servizi offerti e le opportunità di business, allargate a nuovi mercati e settori.
Per ovviare all’impossibilità di investire in questo ambito per mancanza di risorse, lo studio di Unilavoro pone l’accento sulla necessità di promuovere in favore delle PMI l’accesso alle risorse e alle competenze necessarie per l’adozione dell’Intelligenza Artificiale attraverso programmi di formazione finanziati dal Governo e collaborazioni con istituti di ricerca e università.

La gestione della privacy rappresenta invece il filone portante della seconda parte della relazione, che pone sotto la lente d’ingrandimento il cosiddetto ‘webscraping’, ovverosia la raccolta massiva di dati personali ai fini dell’addestramento degli algoritmi dell’AI da parte di soggetti terzi, questione così delicata da non poter essere tralasciata in secondo ordine nella stesura di una normativa organica del settore.

Ecco perchè si insiste sulla necessità di una “trasparenza assoluta nella gestione dei server per coloro che gestiscono sistemi di AI, con specifica e dichiarata previsione di utilizzo e finalità dei dati raccolti” e sull’ “obbligo di segnalazione laddove un bot di assistenza clienti utilizzi un sistema di intelligenza artificiale per la risoluzione delle problematiche richieste”.

Sempre in merito all’esigenza di trasparenza, riflessione a sé meritano gli enti pubblici e gli organi di vigilanza, ai quali necessiterebbe richiedere la “pubblicazione dei criteri di settaggio dei sistemi di AI, con aggiornamento costante e regolamentato delle informazioni”, che deve essere preteso dagli “stessi soggetti vigilati dalla banca d’Italia onde non incorrere nel rischio che un sistema di intelligenza artificiale possa escludere dal credito un soggetto sulla base di valutazioni poco trasparenti”.

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