PNRR: l’Italia incassa le rate ma stenta a spenderle
8,7 miliardi. A tanto ammonta l’assegno staccato dall’Europa nei confronti dell’Italia che martedì scorso ha incassato la nuova rata del PNRR. Nella fattispecie la sesta, per un totale che adesso sale a 122,5 miliardi maturati dopo l’incasso dei 21 miliardi della prima rata (13 aprile 2022), ancora 21 miliardi della seconda (9 novembre 2022),
18,5 della terza (9 ottobre 2023), 16,5 della quarta (28 dicembre 2023) e 11,1 della quinta il 2 luglio scorso. Una cifra decisamente importante che, almeno al momento, fa del nostro paese quello che in valori assoluti ha ottenuto di più rispetto agli altri se si pensa al secondo posto della Spagna coi suoi 48,3 miliardi o al terzo della Francia con 30,9.
La nuova tranche incassata dall’Italia è frutto del completamento delle 23 tappe e 16 obiettivi stabiliti in sede di Consiglio al momento della richiesta per la nuova rata; un raggiungimento degli obiettivi che la stessa UE ha giustificato così nella relazione che ha accompagnato il suo ultimo ok: “…le 17 riforme e i 17 investimenti dell’Italia – si legge dalla nota -determineranno un cambiamento positivo per cittadini e imprese in settori quali digitalizzazione, pubblica amministrazione, ambiente
imprenditoriale, giustizia, lavoro, mobilità pulita, energia rinnovabile… L’Italia ha continuato gli sforzi per prevenire e contrastare il lavoro sommerso.
Più specificamente, ha rafforzato le ispezioni e le sanzioni, introdotto incentivi finanziari mirati per promuovere il lavoro dichiarato, condotto una campagna informativa nazionale, migliorato la raccolta di dati granulari sul lavoro sommerso, formato gli operatori dei centri per l’impiego e implementato azioni per contrastare lo sfruttamento del lavoro in agricoltura...”.
Ma se per totale incassato guardiamo tutti dal gradino più alto del podio, le cose vanno decisamente peggio per quanto riguarda la capacità di spesa di tutti questi soldi. A dircelo è la relazione stilata dall’UPB, l’Ufficio Parlamentare di Bilancio, che mette in risalto come fino ad ottobre scorso siamo stati capaci di spendere poco più di 50 miliardi del totale delle cinque rate ottenute fino a quel momento. Un’incapacità che acquisisce maggior spessore se guardassimo al gennaio settembre di quest’anno,
quando su 45 miliardi che avremmo dovuto investire ne abbiamo tirati fuori appena 9.